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MedFest 2015
Due giorni nel Medioevo

Le origini
Incerte sono le origini di Buccheri, come del nome: alcuni lo fanno derivare dal "Buker", nome di un comandante saraceno, altri dalla combinazione di "Bous" e di "Hera". a ricordare che qui vi pascolavano le sacre vacche di Hera. I1 territorio intorno è ricco di testimonianze archeologiche che testimoniano la presenza dell'uomo in antichissima data: una serie di capanni pastorali, costruiti con tecnica megalitica ricordano tale presenza. II mito ricorda poi che in queste contrade il pastore Dafni pascolava i suoi armenti e quelli degli dei, al suono del flauto. La storia della Buccheri medievale inizia con la fondazione sui ruderi di un precedente fortilizio del castello, in epoca Normanna Sveva. Un minuscolo borgo si raccolse ai suoi piedi nell'area fra la piazza Fratti e le balze del colle Tereo. Nel castello si insediarono i vari signori di Buccheri: i primi Conti, Alaimo da Lentini e la moglie Macalda, Gerardo Montalto primo barone di Buccheri e primo feudatario, avendo ricevuto l'investitura nel 1313. Ai Montalto successero nella baronia prima i Morra infine gli Alliata Villafranca, la cui signoria sul paese termina con la fine della feudalità nel 1812.

Itinerario urbano
Buccheri fu distrutta dal terremoto del 1693: i morti furono quasi 400, le chiese e i palazzi caddero, come le povere case murate. Il disastro fu occasione per ricostruire chiese, conventi e palazzi nello stesso sito e diede la spinta alle maestranze locali a procedere ad una revisione del tessuto urbano: Rimase il centro medievale addossato al pendio del castello, ma il nuovo paese si ricostrui decisamente nella sottostante vallata, dove fu spostata la Chiesa Madre, dedicata a S. Ambrogio di Milano. Questa sorgeva un tempo ai piedi del castello e dominava col suo alto torrione la sottostante piazzetta (Chiazzitta"). Dopo il terremoto fu chiamato l'architetto ferlese fra Michele perché disegnasse la pianta e posizionasse la chiesa, ma soprattutto l'architetto palazzolese don Joseph Ferrara perché la ricostruisse. La facciata fu appena iniziata dal Ferrara, ma purtroppo mai completata. Non distante dalla Matrice è la piazza dei Canali oggi centro del paese. Un tempo vi sorgeva un monumentale abbeveratoio con una fontana, di cui è rimasta solo la Fontana detta dei "4 canali", datata 1585. Dalla piazza percorrendo la via Vittorio Emanuele gi raggiunge la bellissima Chiesa della Maddalena, ricostruita dopo il terremoto sul sito attuale, mentre da epoca Antichissima si trovava all'ingresso est del paese. La chiesa è opera dei Mastrogiacomo e in particolare di don Michelangelo Di Giacomo. Del Di Giacomo è il primo ordine della facciata, mentre il secondo fu realizzato su progetto di Carlo Longobardi di Caltagirone. Si raggiunge piazza Toselli (piazza antica) col piccolo edificio del Municipio e su cui sbocca la scalinata in pietra lavica della Chiesa di S. Antonio. Tale Scalinata fu però realizzata nel 1911. La chiesa domina con la sua altissima facciata e caratterizza fortemente l'immagine complessiva del paese. La facciata si deve a Salvatore Ali che La disegnò nel 1792 e la completò nel 1815. La chiesa fu realizzata dall'architetto Ferrara e da Corrado Scarrozza e completata nel 1728. Nel 1756 Giuseppe Gianforma realizza gli stucchi dell'interno. Collaterale alla chiesa è il Palazzo Cosentino, oggi della famiglia dei baroni Ferla e Tristaino (2 metà sec. XVIII). Attraverso un basso arco si accede alle strette viuzze che portano al Castello, che con la sua mole dominava il paese. Oggi ne restano tracce significative come la torre meridionale e la cinta muraria e la torre centrale o maschio. Dal Castello si domina un paesaggio di straordinaria suggestione: piana di Catania, i boschi comunali, le pendici del monte Lauro (m. 986), la cuspide degli Iblei.

Fonte: www.comunedibuccheri.it -           foto di Antonio Vacirca

Punto di incontro di cultura e civiltà. Unione mistica e metafisica di religioni, riti e leggende. Alchimia di lingue, colori, sentori visivi ed olfattivi, ritmi di lavorazioni artigianali e suoni musicali. Tutto questo fu il medioevo siciliano, ventre del Mediterraneo e ancora più su fino ai Longobardi e ai Normanni. Oggi potremmo definirle prove tecniche di globalizzazione in un mondo (quello medioevale) che nel Mediterraneo aveva il suo centro e nella Sicilia il suo ombelico, il punto di incontro tra popolazioni profondamente diverse tra loro, ma, allo stesso tempo, unite dal commercio e dalla curiosità di conoscere il “diverso” e l’ “ignoto”.